è stato visto che nel settore della Human Computer Interaction l'usabilità e l'attenzione verso le richieste dell'utente hanno ormai acquisito un'importanza strategica (Carrol, 1997; Norman, 1997). In particolare, nell'ambito di Internet, diventa fondamentale permettere ai visitatori di trovare le informazioni che cercano in maniera veloce ed efficace (Visciola, 2000; Boscarol, 2002a). Una ricerca applicativa condotta da Ojakaar e Spool (2001) ha interessato la valutazione dell'usabilità di numerosi siti web e delle principali modalità con cui i visitatori effettuano la ricerca di informazioni. Una delle conclusioni più importanti di questo studio osservativo è che i siti web di maggiore successo sono quelli che agevolano gli utenti nella ricerca dei contenuti di interesse.

La ricerca di metodologie che consentano di strutturare i contenuti in maniera tale da essere facilmente accessibili agli utenti è diventata una questione chiave nel settore dell'Interazione Uomo Macchina (Valero & Sanmartìn, 1999).

Nel secondo capitolo è stato evidenziato come una modalità vantaggiosa di assistere gli utenti e permettere loro di condurre una navigazione soddisfacente sia quella di progettare una buona architettura informativa. Rosenfeld e Morville (2002) analizzano in maniera approfondita il ruolo sostanziale dell'organizzazione delle informazioni all'interno di un sito web nella determinazione del suo successo o del suo insuccesso.

Questo tema è stato affrontato anche da Nielsen (2000), che ha sottolineato il fatto che un'architettura informativa, per essere valida ed efficacemente fruibile, dovrebbe riflettere il punto di vista degli utenti. In uno studio riguardante un progetto di e-commerce, Nielsen (ibidem) ha confrontato tre differenti modalità di raggiungere i prodotti all'interno del sito web. Il primo era costituito da una funzione di ricerca, il secondo era uno schema di navigazione costruito sulla base dei modelli mentali degli utenti riguardo al dominio di riferimento, mentre il terzo era stato progettato conformemente alle idee suggerite dai membri del personale dell'azienda. I risultati dei test di usabilità condotti da Nielsen hanno mostrato chiaramente che quando i soggetti utilizzavano lo schema di navigazione elaborato sulla base dei modelli mentali dei potenziali visitatori, la percentuale di successo era dell'ottanta percento, mentre quando utilizzavano la struttura informativa che rifletteva l'immagine che l'azienda aveva di se stessa, la frequenza di successi scendeva drasticamente fino a raggiungere il nove percento.

Quindi, come mostrato da Nielsen (ibidem), uno dei modi per organizzare i contenuti di un sito web coerentemente con le cognizioni dei potenziali visitatori, in accordo con i principi dello user-centered design, è quello di utilizzare delle classificazioni e delle categorizzazioni impostate sui modelli mentali degli utenti.

In questo senso, il card sorting e, più in generale, le tecniche di sorting, sono diffusamente considerate tra le metodologie più adatte per investigare l'organizzazione concettuale degli individui relativamente ad un particolare spazio informativo (Kurniawan & Zaphiris, 2003; Upchurch, Rugg & Kitchenham, 2001; Rugg & McGeorge, 1997; Knight & Jesfioutine, 2002; Rosenfeld & Morville, 2002; Mohamedally et al., 2003; Maurer & Warfel, 2004; Maiden & Hare, 1998; Nielsen & Sano, 1995; Milton & Shadbolt, 2003).

Sebbene sia stata evidenziata una scarsità di letteratura accademica a questo proposito (Rugg & McGeorge, 1997), le tecniche di sorting si possono collocare in linea con l'approccio costruttivista, e in particolare, con la Teoria del Costrutto Personale di George Kelly (Personal Construct Theory), che afferma che gli individui attribuiscono un significato al mondo attraverso categorizzazioni e classificazioni e, specificatamente, che ogni persona percepisce il mondo esterno nei termini del significato che gli applica, avendo la possibilità di scegliere quello che preferisce (ibidem; Kenny, 1984).

L'idea basilare sottostante alle tecniche di sorting è quella di chiedere ai partecipanti di catalogare una serie di entità in un certo numero di raggruppamenti, che possono essere stati categorizzati a priori dal ricercatore, come avviene nel card sorting chiuso, oppure non presentare etichette, come nel caso del card sorting aperto (Rugg & McGeorge, 1997; Maiden & Hare, 1998).

Esistono diverse metodologie di sorting che, sebbene fino ad ora non siano state oggetto di analisi sistematiche ed approfondite, sono state ampiamente utilizzate per elicitare ed indagare le strutture conoscitive degli individui (Rugg & McGeorge, 1997).

In primo luogo, le tecniche di Q sort (metodo Q) trovano la loro origine nel lavoro di William Stephenson, e sono state largamente utilizzate in settori della psicologia come la teoria della personalità (ibidem; Brown, 1996; Brown, 2004). Generalmente esse implicano l'utilizzo di un gran numero di cartoncini, ognuno dei quali contiene una frase che i partecipanti devono inserire all'interno di una distribuzione normale predefinita dal ricercatore. Per esempio, ai soggetti potrebbe essere chiesto di valutare diverse caratteristiche di personalità sulla base di una scala che spazia da "completamente d'accordo" fino a "completamente in disaccordo", distribuendo i cartoncini con una densità minima alle estremità della scala, e inserendone la maggior parte attorno al punto centrale. Lo svantaggio più evidente di questo genere di aproccio è che esso impone ai partecipanti una categorizzazione semantica predefinita, ossia l'obbligo di inserire i cartoncini all'interno di una distribuzione normale che non sempre può rivelarsi appropriata, conducendo a possibili distorsioni dei risultati (Rugg & McGeorge, 1997).

Un secondo tipo di tecniche di sorting è caratterizzato dai metodi gerarchici, utilizzati per definire delle gerarchie semantiche all'interno di un particolare dominio di riferimento. Le entità oggetto di classificazione possono appartenere allo stesso livello semantico, oppure possono essere rappresentate a differenti gradi nella gerarchia. Considerando come esempio il dominio zoologico della classificazione degli animali, nel primo caso ai soggetti potrebbe essere richiesto di formare delle tassonomie degli animali appartenenti a specie diverse, formando delle categorizzazioni subordinate a livello di phyla, classi, ordini e famiglie. Mantenendo il riferimento alla zoologia, nel secondo caso ai partecipanti potrebbe essere assegnato il compito di catalogare una varietà di animali appartenenti a differenti livelli gerarchici, in maniera simile al sistema di classificazione di Linneo (ibidem).

La terza tipologia analizzata riguarda le metodologie di sorting denominate da Rugg e McGeorge (1997) all in one e che, sebbene siano piuttosto numerose, presentano la comune caratteristica di richiedere ai soggetti una sola categorizzazione delle entità. Un esempio ipotetico potrebbe essere quello di chiedere ad un medico di classificare una serie di malattie all'interno di una matrice, lungo le due dimensioni di "serietà" e "rarità". Un altro genere di approccio è quello di assegnare ai soggetti il compito di raggruppare, una sola volta, un certo numero di entità inserendole in diversi cluster a seconda della somiglianza reciproca (Rugg & McGeorge, 1997).

L'ultima categoria riguarda i metodi che richiedono ai soggetti di catalogare ripetutamente gli item, ogni volta facendo riferimento ad un attributo diverso (repeated single-criterion sorts). Questo genere di aproccio presenta la caratteristica di essere particolarmente flessibile e semplice da gestire da parte dei partecipanti, anche se richiede una quantità di tempo maggiore rispetto ai metodi all in one (ibidem).

Per tutte le tecniche di sorting analizzate, le entità da catalogare possono essere costituite da oggetti reali (object sorting), immagini (picture sorting), oppure cartoncini (card sorting).

Nel primo caso i partecipanti hanno la possibilità di utilizzare tutti i sensi per valutare le caratteristiche degli oggetti, e per questo motivo la tecnica dell'object sorting si rivela particolarmente adatta nel caso in cui il dominio di riferimento sia nuovo o sconosciuto dai soggetti. Tra gli svantaggi, però, è necessario menzionare il fatto che le categorizzazioni potrebbero essere compiute con riferimento ad attributi irrilevanti o a caratteristiche fuorvianti, e soprattutto che non sempre è possibile utilizzare gli oggetti reali, come nel caso di entità astratte oppure di item dalle dimensioni troppo grandi (ibidem).

Le tecniche di picture sorting condividono alcuni dei vantaggi propri dei metodi di object sorting, come la possibilità di valutare le proprietà delle figure anche con la vista, e di utilizzare dei domini sconosciuti da parte dei soggetti. Inoltre queste tecniche consentono al ricercatore di eliminare eventuali elementi distrattori, manipolazione che può risultare difficile sugli oggetti reali. Lo svantaggio principale dell'utilizzo di figure risiede nel fatto che esse non sono in grado di presentare tutte le proprietà degli oggetti, come il peso che, mentre nella tecnica di object sorting può essere valutato direttamente, nel caso del picture sorting può essere solamente immaginato (ibidem).

Infine, le entità presentate per la catalogazione possono essere dei cartoncini sui quali viene scritto un concetto o una frase. Le particolari caratteristiche del card sorting lo rendono uno dei metodi più adatti quando il controllo delle variabili estranee assume un'importanza centrale, oppure quando le entità da classificare sono astratte e possono difficilmente essere rappresentate mediante delle figure. Inoltre, i metodi di card sorting permettono una più semplice computerizzazione dei dati, semplificando l'analisi statistica.

Tra tutte queste tecniche di elicitazione della conoscenza, il card sorting in particolare presenta il vantaggio di essere la metodologia più veloce e semplice da gestire sia per i partecipanti che per i ricercatori (Maiden & Hare, 1998).

Attraverso il card sorting è possibile identificare i modelli mentali degli utenti in riferimento ad un certo dominio di conoscenza, ottenendo un valido punto di partenza per la progettazione dell'architettura informativa di un sito web (Maurer & Warfel, 2004).

Anche per quanto riguarda il tipo di conoscenza elicitata, che si suppone essere diversa a seconda della tecnica utilizzata (Cooke, 1999), il card sorting si rivela particolarmente adeguato ogni volta che le entità da categorizzare sono identificate da concetti che possono essere descritti a parole (Shadbolt, O'Hara & Crow, 1999).

Per questi motivi il card sorting è stato ampiamente utilizzato come tecnica basilare per la determinazione di indicazioni utili alla progettazione dell'architettura informativa all'interno di un sito web (Ji & Salvendy, 2002; Patel, Drury & Shalin, 1998; Nielsen & Sano, 1995; Kurniawan & Zaphiris, 2003; Mohamedally et al., 2003; Pallant et al., 1996).

Tra i principali vantaggi del card sorting si possono ricordare i suoi requisiti di semplicità, velocità di esecuzione, affidabilità e convenienza dal punto di vista economico, oltre al fatto di essere una tecnica che pone al centro dell'attenzione l'utente e il suo modo di organizzare i concetti (Maurer & Warfel, 2004). Inoltre, con particolare riferimento all'organizzazione informativa di un sito web, esso procura al ricercatore dei dati che possono essere utilizzati per incrementare quella che Rosenfeld e Morville (2002) hanno definito findability, cioè la facilità con cui gli utenti possono essere in grado di trovare ciò che cercano, determinando il successo o l'insuccesso del sito (Nielsen, 2000).

Sul versante opposto, tra le principali limitazioni del card sorting bisogna considerare la necessità di prestare un'opportuna attenzione alla scelta del lessico con cui esprimere i concetti sui cartoncini da catalogare (Maiden & Hare, 1998). Una scarsa considerazione delle parole utilizzate, infatti, può comportare delle distorsioni nella categorizzazione da parte dei soggetti, che potrebbero basare le proprie decisioni sulla presenza di termini distintivi.

In secondo luogo, è utile considerare che il card sorting è una tecnica fondamentalmente basata sui contenuti, e non sui compiti. Per questo motivo, l'organizzazione informativa elicitata potrebbe risultare scarsamente efficace una volta implementata nell'ambito di situazioni in cui gli utenti devono portare a termine dei compiti reali (Maurer & Warfel, 2004).

Un'altra utile considerazione è che la metodologia del card sorting potrebbe evidenziare solamente le caratteristiche superficiali dell'organizzazione della conoscenza degli utenti, dal momento che i partecipanti, durante la categorizzazione, potrebbero non riflettere in maniera adeguata sul contenuto dei cartoncini, o su come potrebbero usarli per portare a termine un determinato compito di ricerca (ibidem).

A dispetto di queste limitazioni, però, l'utilizzo del card sorting per la determinazione dell'architettura informativa di un sito web si è rivelato particolarmente adeguato ed efficace in quanto, attraverso l'elicitazione dei modelli mentali dei partecipanti in riferimento ad un particolare dominio consente di organizzare i contenuti coerentemente con le cognizioni degli utenti, incrementando notevolmente l'usabilità e la findability (ibidem).

Nel presente capitolo sono state esaminate le maggiori tecniche per l'elicitazione della conoscenza, e sono state individuate le principali basi teoriche del card sorting, sebbene sia stata precedentemente evidenziata una scarsità di letteratura accademica in proposito (Rugg & McGeorge, 1997).

Il card sorting è stato indicato come una delle procedure più adatte alla comprensione delle modalità di classificazione dei contenuti e dell'organizzazione categoriale della conoscenza, tuttavia è stata riscontrata la mancanza di un solido fondamento teorico e metodologico.

La tesi, con la ricerca sperimentale presentata nel capitolo seguente, si propone di iniziare a studiare in maniera più sistematica i processi di categorizzazione mediati dalla metodologia del card sorting.

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