Il 6 marzo si è tenuto a Roma un convegno intitolato: "Italia e innovazione: una relazione possibile?", in cui si è discusso della situazione italiana in termini di sviluppo tecnologico e ripresa degli investimenti in favore di nuove iniziative.

In quest'occasione il presidente della SMAU Antonio Emmanueli, ha presentato il Manifesto per l'innovazione . Questo progetto ha lo scopo di coinvolgere tutti i protagonisti del mercato ICT, nel recupero di uno svantaggio competitivo, nei confronti degli altri paesi.

Nel documento vengono messi in risalto anche i punti critici del nostro paese, che viene accusato di non aver colto pienamente le opportunità offerte dal cambiamento portato dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, trovandosi ora in una posizione di svantaggio rispetto a molti altri paesi. L'Italia ha una scarsa capacità di innovazione e non è supportata da investimenti adeguati e da un costante impegno nella ricerca e in questo le istituzioni hanno le loro responsabilità.

Nel Manifesto si afferma che la politica fiscale deve incentivare l'accesso alla banda larga e che la copertura della rete deve essere estesa lungo tutto il territorio per impedire discriminazioni. Sempre per quanto riguarda la politica fiscale, occorre promuovere e finanziare le nuove imprese ad alto contenuto tecnologico e la crescita delle PMI.

Altro punto su cui occorre intervenire è lo snellimento dei processi burocratici, investendo molto sull'e-government per diffondere una cultura informatica e stimolare l'innovazione e la competitività.

Ancora più importante è lo sviluppo di standard di sicurezza per i sistemi e le reti di ICT, fattore divenuto fondamentale con l'aumento delle transazioni on-line caratteristica necessaria per un ulteriore sviluppo.

Relativamente agli incentivi statali, il ha reso noto che sono stati emanati due nuovi bandi rivolti all'incentivazione per il commercio elettronico e per collegamenti telematici Quick response. Si offre così la possibilità di usufruire di finanziamenti e agevolazioni alle imprese che vogliano avviare o implementare tecnologie legate all'e-commerce. Inoltre sono previsti incentivi rivolti al settore tessile e calzaturiero (aziende, imprenditori, consorzi) a favore della realizzazione del collegamento telematico "Quick-response".

Per quanto riguarda la ricezione in banda larga, la Legge Finanziaria del 2003 ha previsto un contributo statale pari a 75 Euro riconosciuto alle persone fisiche o giuridiche che acquistano o noleggiano o detengono in comodato un apparato di utente per la trasmissione o la ricezione a larga banda dei dati via Internet.

Forse il fenomeno Internet e commercio elettronico è stato inizialmente sottovalutato, ora si sta cercando di muovere i primi passi per porre rimedio al distacco che c'è tra l'Italia e gli altri paesi industrializzati.

Pare che comunque i più grossi ostacoli culturali siano stati abbattuti. I dai più recenti confermano il decollo dell'e-commerce anche in Italia. La Nielsen/Netratings afferma che siamo passati da 2,1 milioni di acquirenti via Internet nel dicembre del 2001 a 3 milioni nello stesso mese del 2002. A dimostrazione di questo fatto, il forte aumento nella domanda di materiali per imballaggi e dei mezzi per la consegna dei prodotti.

Anche in questo settore l'Italia è però caratterizzata da uno sviluppo non omogeneo, difatti la zona di Milano concentra da sola ben il 60% delle vendite on line nazionali. I motivi sono da ricercare nell'estesa cablatura del territorio e nei maggiori investimenti che hanno effettuato nella zona le grandi catene di distribuzione (Coop, Esselunga e Auchan per primi).

Nello scenario europeo l'Italia deve ancora crescere, dato che 3 milioni di acquirenti sono ancora pochi rispetto ai 13,5 della Germania e ai 9,5 della Gran Bretagna. Anche per quanto riguarda le previsioni dei ricavi per quest'anno e per il 2004, l'Italia, secondo i dati dell'Ice, si posiziona solo al settimo posto. La strada da percorrere è quindi ancora lunga per poter parlare di una vera affermazione del commercio elettronico nel nostro paese.

Grafico 1: Previsione volume dei ricavi da e-commerce in Europa

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