Diversi ricercatori, nel tentativo di chiarire il concetto di usabilità, si sono trovati in difficoltà a tracciarne i confini. Attualmente, l'autore che sembra incontrare i favori della comunità che ruota attorno all'HCI è Shackel (in Morris e Dillon 1996), secondo il quale l'usabilità di un artefatto consiste ne "la sua capacità, in termini di caratteristiche cognitive umane, di essere utilizzato facilmente ed efficacemente da una specifica categoria di utenti, posto uno specifico esercizio e supporto all'utente, per svolgere specifiche categorie di compiti, all'interno di specifici scenari ambientali".

Kunkel, Bannert e Fach (1995), facendo riferimento ai testi di Shackel, affermano che il contesto generale dell'usabilità abbraccia le quattro principali componenti di una situazione di lavoro: utente, compito, sistema ed ambiente. Progettare in vista dell'usabilità significa riuscire ad armonizzare l'interazione di questi quattro fattori.

Un modo più semplice per definire il concetto di usabilità ci viene fornito da Preece (in Lin, Choong e Salvendy, 1997), il quale afferma che "gli obiettivi della Human Computer Interaction sono quelli di sviluppare e migliorare sistemi che prevedano l'utilizzo di calcolatori in modo che gli utenti possano svolgere i loro compiti senza problemi, efficacemente, efficientemente e apprezzando il loro strumento di lavoro. Questi quattro fattori, assieme, compongono il concetto di usabilità."

Secondo Shneiderman (1997), nel concetto di usabilità vanno identificate quattro dimensioni principali: l'efficienza (efficiency), la facilità di apprendimento (learnability), la facilità di ricordare i comandi principali (memorability), la soddisfazione nell'uso (satisfaction). Il concetto di usabilità, inoltre, va considerato come prettamente pratico, e la sua analisi deve fornire linee guida operative per la progettazione. Infatti, al centro del concetto di usabilità c'è la consapevolezza che ogni alternativa di progettazione deve essere valutata il più presto possibile con gli utenti potenziali del prodotto stesso. L'obiettivo della valutazione è quello di assicurare che i prodotti software siano caratterizzati da: brevi tempi di apprendimento, rapida esecuzione dei compiti, basso tasso di errore, facilità nel ricordare le istruzioni di base, alta soddisfazione dell'utente.

Anche Morris e Dillon (1996) concordano nel considerare il concetto di usabilità come difficile da definire. Secondo questi Autori, essa viene spesso identificata solamente come un attributo dell'interfaccia, piuttosto che come una qualità propria del prodotto considerato nella sua totalità. Se così fosse, sarebbe sufficiente seguire delle linee guida valide per ogni prodotto, per ogni ambiente, per ogni contesto; al contrario, seguire dei principi di questo tipo non garantisce l'usabilità del prodotto. Anche Morris e Dillon riportano la definizione di Shackel, apprezzandone l'attenzione per il fattore umano e per l'ambiente cui un prodotto è destinato, anziché per la presenza o assenza di questa o quella opzione.

Un aspetto molto importante che viene evidenziato dalla ricerca di questi Autori, riguarda l'importanza che viene attribuita al fattore usabilità dai diversi membri componenti un'organizzazione. Mettendo a confronto le risposte fornite dai responsabili del sistema informatico interno di diverse organizzazioni con quelle date dagli utenti finali dei prodotti informatici dell'azienda, emerge chiaramente una differenza sostanziale nell'approccio al concetto di usabilità: mentre gli utenti finali considerano la facilità di utilizzo del software il parametro più importante, i manager di sistema, nella maggior parte dei casi, non la prendono nemmeno in considerazione al momento dell'acquisto di un prodotto informatico, ovvero, nel migliore dei casi, la subordinano ad altre caratteristiche, come il prezzo o la potenza di calcolo. Questi risultati evidenziano come si sia ancora lontani da una piena accettazione dell'usabilità come parametro fondamentale per una scelta che soddisfi pienamente gli utenti finali.

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